Estratto
Dopo aver a lungo riflettuto sugli aspetti dell’osservazione e dell’interpretazione, soprattutto dopo aver sottolineato la responsabilità di certe azioni didattiche nella nascita di difficoltà, viene naturale chiedersi: ...e allora, cosa si può fare? Cosa si può fare per intervenire, ma ancora prima per prevenire, e comunque per osservare? In particolare, vista l’enfasi che abbiamo dato ad aspetti metacognitivi ed affettivi e che abbiamo sintetizzato con il costrutto di atteggiamento, cosa si può fare per prevenire o scardinare un atteggiamento negativo verso la matematica?
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Con queste diverse finalità l’abbiamo usato nel contesto delle Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SSIS) nel modulo tenuto da Vinicio Villani ‘Dall’aritmetica all’algebra’. Un esempio di questionario PRIMA/DOPO per il biennio di scuola superiore sul tema delle equazioni è stato invece elaborato da D’Aprile et al. (2004).
Per una riflessione sull’esperienza del tema sulla matematica in classe dal punto di vista dell’insegnante si veda Carignani (1999).
Per un approfondimento sulle potenzialità del lavoro collaborativo rimando a Pesci (2004).
In fase di formazione questo sottolinea anche l’opportunità di ripensare criticamente le conoscenze acquisite nel percorso di studi. Suggerisco a questo proposito due recenti testi di Vinicio Villani: Cominciamo da Zero (2003) sull’ aritmetica e l’algebra, e Cominciamo dal punto (2006) sulla geometria.
Per un’esauriente panoramica su questo campo giovane ma già estremamente variegato si veda ad esempio il testo di Bruno D’Amore Elementi di Didattica della Matematica (1999).
Sull’intelligenza è interessante osservare che molti insegnanti sottolineano con commenti espliciti l’ambiguità del termine (“non si sa cos’è”, “non vuol dire niente”) e nonostante questo indicano l’intelligenza stessa come dote essenziale per il successo, per lo più non modificabile. La percezione dell’intelligenza come modificabile / non modificabile rimanda alle cosiddette teorie dell’intelligenza: Dweck e Licht (1980) distinguono fra una teoria statica, secondo la quale l’intelligenza è una entità innata e non modificabile, ed una teoria dinamica o incrementale, che prevede la possibilità di cambiamenti e incrementi nel tempo. Quello che è interessante dal punto di vista didattico è che alcuni studi evidenziano il legame fra il tipo di comportamento adottato da un allievo di fronte al compito e le teorie dell’intelligenza che possiede (Dweck e Leggett, 1988): gli allievi che si pongono obiettivi di apprendimento hanno per lo più una teoria incrementale, mentre gli allievi con obiettivo di prestazione hanno in genere una teoria statica.
Si basa su questo assunto la terapia razionale-emotiva per il superamento dell’ansia scolastica di molti allievi (Kendall e Di Pietro, 1995).Webber e Coleman (1989) propongono lo stesso tipo di approccio per superare eventuali problemi che l’insegnante incontra nella relazione con gli allievi (o con alcuni allievi).
Suggerisco a questo proposito la lettura dei due libri: L’esperienza emotiva nel processo di insegnamento e di apprendimento, di Salzberger-Wittenberg, Polacco e Osborne (1983), e La disponibilità ad apprendere, di Blandino e Granieri (1995).
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(2007). Strategie per il recupero. In: Difficoltà in matematica. Convergenze. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-0584-6_8
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