Riassunto
Le fratture dell’anello pelvico rappresentano la seconda causa di morte, dopo le lesioni craniche, in seguito a eventi traumatici ad alta energia, essendo circa due terzi associate a lesioni vascolari e di organi interni, nonché a fratture in altri distretti a configurare quell’entità clinica nota come politraumatizzato. È costituito dal sacro e dalle due ossa innominate (costituite da ileo, ischio e pube), dalle articolazioni sacro-iliache posteriormente, e dalla sinfisi pubica anteriormente. Essenziali, per la sua stabilità verticale e rotazionale, sono i complessi legamentosi sacro-iliaco anteriore e posteriore, sacro-tuberositario e sacro-spinoso, mentre concorrono in misura inferiore i legamenti inter-pubici, ileo-lombari e lombo-sacrali: parleremo, quindi, di lesioni stabili (assenza di deformazione e/o motilità preternaturale dopo sollecitazione meccanica) e instabili (aperte ed extra-rotate, chiuse e intrarotate, verticali). È importante ricordare che una lesione della sinfisi determinerà una diastasi inferiore a 2,5 cm; della sinfisi e del legamento sacro-spinoso una diastasi superiore a 2,5 cm con extrarotazione; se a questi si aggiungono sacro-tuberoso e sacro-iliaco, si avrà dislocazione verticale e posteriore.
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Biggi, F. (2014). Traumi della pelvi. In: Guida tascabile di traumatologia. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-5668-8_14
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DOI: https://doi.org/10.1007/978-88-470-5668-8_14
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