Riassunto
Imperversa la crisi. Non solo i valori delie borse sono soggetti a una serie di variazioni raramente intraviste prima d’ora: si accumulano i rischi che la governance degli intermediari finanziari non sia più in grado di operare per le imperfezioni che oggi ciò che definiamo “mercato” drammaticamente disvela, e che anche le tecniche poste in essere per far fronte a tali crisi d’imperfezione rivelano. Cos’è, infatti, la governance, se non un processo di costruzione di un meccanismo di regole che dovrebbero garantire una balance of power tra gli attori che dirigono e/o posseggono le popolazioni organizzative attive sui mercati? Essa avrebbe dovuto evitare la crisi. Non con una sorta di rapporti personali tra gli attori degli scambi economici quanto, invece, con l’applicazione di regole universali pragmaticamente dirette a evitare il blocco del sistema capitalistico e la crisi oggi in corso. Ma ciò non è avvenuto: perché? Ma perché tale governance rende evidente non ciò che le cosiddette “teorie dell’agenzia” decantano: assicurare — appunto — l’equilibrio tra manager e azionisti, così da evitare asimmetrie informative che favoriscano comportamenti fraudolenti e opportunistici di coalizioni che riescono a compiere occultamente frodi e reati di ogni genere. La governance annuncia, dinanzi a tutti coloro che vogliono ancora intendere la verità, che il mercato non esiste in natura. Non esiste il mercato prima della società e della volontà della persona. È solo il liberismo primitivo che sostiene ancor oggi questa tesi e che promuove in base a essa una politica di assoluta assenza di ogni forma di regolazione nei confronti delle transazioni economiche. La transazione, il contratto, è la forma evidente del “mercato”. È certo. Ma è superficiale pensare che il contratto da solo possa garantire lo scambio. Esso consente una relazione impersonale e immediata tra gli attori dello scambio senza che sia necessaria tra di loro una relazione personale e intima. Così facendo il commercio può raggiungere ogni parte del globo e il denaro può alimentare lo scambio che assicura la formazione delle negoziazioni anche in assenza dei negoziatori. Tutto ciò si regge su un sistema invisibile e fortissimo che non appare a prima vista, che è l’architrave di tutto il processo di produzione, di riproduzione e di circolazione del capitale. In primo luogo di tale circolazione, che essa, essendo simbolica, ha tanto più bisogno non solo di regole, ma anche di orientamenti all’azione non opportunistici per funzionare senza intoppi, ossia senza crisi di fiducia e di riproducibilità. Un sistema economico è, di fatto, costruito grazie aile relazioni sociali che si sono via via consolidate nelle cerchie sociali che lo sostengono e lo riproducono. Questo punto è essenziale da tenere a mente.
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Sapelli, G. (2013). I rischi di massa del capitalismo finanziarizzato. In: Laszlo, E., Biava, P.M. (eds) Il senso ritrovato. I Blu — Pagine di Scienza. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-2832-6_3
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