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Il Logos e l’origine della vita

Il vivente come sistema cognitivo e la malattia come patologia dell’informazione

  • Chapter
Il senso ritrovato

Part of the book series: I Blu — Pagine di Scienza ((BLU))

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Riassunto

Per comprendere come il Senso, ovvero un’informazione significante dia origine alla vita, partirò dalla descrizione delle malattie, in cui si verifica la più grave alterazione del processo di interpretazione dell’informazione e in cui hanno luogo i più gravi errori nella comunicazione fra cellule: le malattie tumorali. Più precisamente inizierò dalle ricerche, che da molti anni sto perseguendo: partendo dai dati della letteratura scientifica che dimostrano come le sostanze cancerogene, quando agiscono durante la gravidanza nel periodo in cui si differenziano e si formano i vari organi e apparati (organogenesi), non inducano tumori nella proie, mentre questo awiene allorché tale periodo è terminate, avevo ipotizzato che durante l’organogenesi dovessero esistere delle sostanze regolatrici in grado di correggere le alterazioni provocate dai cancerogeni nelle cellule embrionali, che sono cellule staminali in via di differenziazione, impedendone la loro trasformazione neoplastica. Ciò mi aveva indotto a verificare se dette sostanze regolatrici, nel caso esistessero veramente, potessero correggere anche le alterazioni già presenti nelle cellule tumorali, ovvero se le cellule tumorali fossero in qualche modo simili a cellule staminali alterate, che si formano in un individuo adulte quando va incontro a un tumore. In questo caso l’organismo adulto, completamente differenziato, non avrebbe più la capacità, presente invece nell’embrione, di correggere le alterazioni, che possono dare origine al cancro, in quanto gli mancano tutti i fattori di regolazione e di differenziazione delle cellule staminali, che sono invece presenti nell’embrione. Le ricerche intraprese per verificare queste ipotesi hanno portato a individuare specifici fattori di differenziazione, che hanno dimostrato di essere in grado di rallentare o inibire la crescita di diversi tipi di tumori umani in vitro. I fattori isolati negli stadi in cui negli embrioni di ovipari (è stato scelto l’embrione di zebrafish come modello di studio del differenziamento cellulare, il quale ha circa il 90% di proteine simili a quelle umane) si differenziano i diversi tipi di cellule staminali sono stati sperimentati su varie linee di tumori umani in vitro: in tutte le linee si è avuto una riduzione significativa della curva di crescita rispetto ai controlli. Sono stati studiati i meccanismi d’azione responsabili di tale rallentamento della crescita: si è scoperto che i fattori che differenziano le cellule staminali normali sono in grado di bloccare il ciclo cellulare delle cellule tumorali, attivando geni o proteine importanti per il controllo della moltiplicazione e differenziazione cellulare, come l’oncorepressore p53 o la proteina del retinoblastoma. A seguito del blocco del ciclo cellulare, nelle cellule tumorali si verifica poi una delle due seguenti condizioni: a) vengono attivati i geni in grado di riparare le alterazioni che sono all’origine della malignità e, se le alterazioni non sono troppo gravi e sono riparabili, di fatto vengono riparate e le cellule si ri-differenziano, oppure b) se le alterazioni sono troppo gravi e non riparabili, vengono attivati i geni della morte cellulare programmata e le cellule muoiono. A livello sperimentale di fatto si sono registrati, a seguito del trattamento delle cellule tumorali con i fattori di differenziazione, sia un aumento dei markers del differenziamento cellulare, sia un aumento dell’apoptosi (morte cellulare programmata): in entrambi i casi le cellule tumorali escono dal ciclo della moltiplicazione indefinita e rientrano nella normale fisiologia. A queste ricerche vanno aggiunte quelle effettuate a livello clinico: l’aver percorso da lungo tempo la via di ricerca basata sullo studio del rapporto fra cellule staminali e cancro ha permesso di concepire un iniziale trattamento, che è stato sperimentato in uno studio clinico controllato, randomizzato, durato 40 mesi (dal 1° gennaio 2001 al 31 aprile 2004) su 179 casi di tumori primitivi del fegato in fase avanzata. Tale studio riporta risultati molto significativi: nel 36% dei pazienti trattati si sono avute risposte positive con il 20% di regressioni (di cui 2,6% di regressioni complete) e il 16% di non progressione della malattia con un miglioramento del performance status e della qualità della vita in oltre l’80% dei pazienti (dunque anche in quelli in cui la malattia progrediva). Nei pazienti, in cui si era evidenziata una regressione o una stabilizzazione della malattia, si è avuto un aumento considerevole della sopravvivenza: infatti da un’aspettativa di vita, che per detti pazienti era di 6–8 mesi, si è passati a una soprawivenza, dopo oltre 40 mesi, per il 65% di essi. Inoltre un più recente trial clinico pubblicato nel febbraio 2011 dimostra il 13,1% di regressioni complete sempre nei casi di epatocarcinoma in fase avanzata. Queste ricerche, inizialmente viste con molto scetticismo, sono finalmente rientrati nell’ambito dell’ufficialità dopo la scoperta avvenuta negli ultimi anni che l’aggressività e l’invasività di diversi tipi di tumori sono dovute alla presenza nel loro contesto di cellule staminali alterate. Queste cellule, definite pertanto cellule staminali tumorali, sono responsabili della ripresa della malattia, anche dopo che questa sembra silente e apparentemente scomparsa: a distanza di anni la malattia può ricomparire con metastasi e con un quadro aggressivo non più controllabile con le terapie tradizionali (chemio e radioterapia) e che alla fine porta alla morte dei pazienti. Nel mondo negli ultimi 4 o 5 anni a livello di ricerca sperimentale risultano sempre più numerosi gli studi che evidenziano la presenza di cellule staminali tumorali all’interno di vari tipi di neoplasie, quali i tumori della mammella, del colon, dello stomaco, del fegato, del pancreas, del polmone, del rene, della prostata, dell’ovaio, del cervello, del collo, del naso ecc. Per detti motivi recentemente una rivista scientifica importante come “Current Pharmaceutical Biotechnology”, riconoscendo che gli studi iniziati nei nostri laboratori molti anni fa erano corretti, ha pubblicato un numero speciale nel 2011, dal titolo: Reprogramming of Normal and Cancer Stem Cells, di cui sono stato il Guest Editor. Con queste ricerche si è dimostrato che i tumori sono, in un certo senso, malattie reversibili e che le cellule tumorali possono ritornare alla normale fisiologia, by-passando le mutazioni e le altre alterazioni che sono all’origine della malignità.

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Ervin Laszlo Pier Mario Biava

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© 2013 Springer-Verlag Italia

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Biava, P.M. (2013). Il Logos e l’origine della vita. In: Laszlo, E., Biava, P.M. (eds) Il senso ritrovato. I Blu — Pagine di Scienza. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-2832-6_14

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