Riassunto
Il trauma cranico severo rappresenta una delle principali cause di morte/invalidità permanente del paziente traumatizzato grave ed è per questo che la diagnosi e, se necessario, il trattamento chirurgico devono essere tempestivi ed eseguiti nel momento giusto e nel posto giusto. La prognosi di questi pazienti dipende infatti drammaticamente dalla qualità del trattamento nelle prime ore successive all’evento traumatico e in particolare dalla frequente concomitanza di fattori sistemici che aggravano il quadro cerebrale, quali l’ipotensione arteriosa e l’ipossia, oltre che dal ritardo diagnostico delle lesioni suscettibili di un trattamento operativo [28, 29]. È per questo che è estremamente importante comprendere i meccanismi fisiopatologici che si instaurano subito dopo l’evento traumatico; uno dei cardini fondamentali è il concetto che il danno cerebrale da trauma non si esaurisce al momento dell’impatto (danno primario), ma evolve e spesso peggiora nelle ore e nei giorni successivi (danno secondario). Lo scopo del trattamento medico intensivo e chirurgico immediato o dilazionato nel tempo è pertanto volto a limitare il più possibile il danno secondario, che è nocivo sul parenchima cerebrale tanto quanto quello primario [30]. La priorità assoluta della gestione del paziente con trauma cranico severo è l’eliminazione chirurgica delle raccolte emorragiche intracraniche che, comportandosi come lesioni espansive, determinano in un ambiente “chiuso” quale la scatola cranica gravi effetti compressivi, favorendo l’ipertensione endocranica che di solito è peggiorata anche da una condizione sussistente di edema citotossico/iperemia cerebrale [31,32]. D’altronde l’ipertensione endocranica costituisce la causa di morte in più del 50% dei casi di trauma cranico grave e rappresenta uno degli elementi principali che innesca la catena di eventi responsabile del danno cerebrale secondario su base ischemica-anossica: è sulla base di questo principio che le linee guida internazionali suggeriscono il monitoraggio cruento della pressione intracranica (PIC) in tutti i pazienti con trauma grave eTC positiva (ematoma, contusione, edema) e in tutti quelli con trauma grave e TC negativa ma con due criteri di gravità (età >40 anni o risposta motoria anomala uni-o bilaterale).
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Scaglione, M., Andreoli, C. (2012). I traumi cranici. In: La TCMD nel trauma ad elevata energia. Springer ABC, vol 2. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-2721-3_4
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DOI: https://doi.org/10.1007/978-88-470-2721-3_4
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