Riassunto
Il livello di paura e di terrore creati da agenti biologici, siano essi veri o percepiti, sconosciuti e non rintracciabili, può — potenzialmente — superare i livelli di terrore e/o trauma provati quando si viene esposti a disastri naturali o a disastri artificiali di origine conosciuta; la fonte di questa affermazione è il potenziale impatto del fattore dell’ignoto, associato al bioterrorismo. Di conseguenza, il potenziale impatto singolo di un incidente bioterroristico, più rilevante, è la risposta psicologica attesa che più probabilmente avverrà, almeno inizialmente, nella forma di panico di massa: essa può spaziare, in seguito, da disturbi acuti da stress, rabbia o colpa, fino a disturbi post-traumatici da stress (PTSD), fobie, disturbi del sonno, depressione o abuso di sostanze (Di Giovanni, 1999). In generale, quando si considera l’intervento sulla crisi durante una crisi bioterroristica, ”sarà generalmente il terrore generato da un evento importante — più che l’evento in sé — ad avere un impatto negativo più a lungo termine su bambini e famiglie all’interno della nazione“ (Comitato Consultivo Nazionale sui Bambini e il Terrorismo, NACCT, 2003, p. i).
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Roberts, A.R., Yeager, K.R. (2012). Intervento sulla crisi a seguito di bioterrorismo. In: Gli interventi sulla crisi. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-2029-0_27
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DOI: https://doi.org/10.1007/978-88-470-2029-0_27
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