Riassunto
Uomo dalle qualità straordinarie e dal percorso esemplare, l’artista sardo Michele Mulas (1936–2002) è autore di un’opera pittorica e scultorica altrettanto straordinaria, che abita le frontiere mobili tra lo spirito, l’arte e la natura. L’insieme dei suoi lavori rispecchia la trasformazione incessante senza mai svanire di tali frontiere, tanto è vero che perviene a mostrarne in modo luminoso il movimento complesso e sottile, peraltro impercettibile agli occhi di un osservatore distratto e superficiale; questo movimento permette alla natura inerte di trasmutarsi in natura animata, di svelare il significato spirituale, cioè il carattere organico e vivente di una natura che troppo spesso siamo portati a considerare ingiustamente materia priva di vita e passiva, vale a dire incapace di generare altre forme di vita e di autorigenerarsi, e infine, di acquistare un’espressività interiore che non può essere colta con il solo sguardo, nonché un valore estetico che va oltre i limiti fisici della tela.
Nell’esplorazione visuale di Michele Mulas, lo spazio diventa forma, e la forma spazio. Le sue opere sono il punto di incontro tra passato e presente, tra il passeggero e l’eterno, tra il caso e la necessità, tra historia (le radici dell’artista) e meta-historia (la spiritualità, la cultura dell’artista) che, mescolandosi, danno origine a queste strutture primordiali, che riecheggiano altre strutture primordiali, come ad esempio quelle delle antiche civiltà mediterranea e precolombiana. Jorge Eielson1
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J.E. Eielson, “La pittura di Michele Mulas”, in: Testimone di un’assenza, Edizioni del Centro Studi Jorge Eielson, Firenze, 2010, p. 89.
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Boi, L. (2012). L’universo fantastico di un esploratore delle geometrie. In: Pensare l’impossibile. I Blu — Pagine di Scienza. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-1673-6_13
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