Estratto
È inutile, non se ne viene fuori, questo è il nostro dramma, o meglio il dramma di coloro che pensano. La Verità si nasconde chissà dove, e noi ci costruiamo le nostre verità.Ma queste verità parziali, illusorie, effimere, hanno tuttavia grandi conseguenze sulla nostra vita, individuale e sociale. In esse cerchiamo di allevare i nostri figli, che le accettano o le respingono, ma ne sono comunque condizionati. Creazioni del pensiero che tuttavia si travasano nel mondo concreto. Ma poi, questo mondo concreto, quanto è grande? È piccolo, piccolissimo:
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Punto di partenza: ogni stella un mondo a sé. Un mondo, care mie, non crediate, più o meno simile al nostro; vale a dire: un sole accompagnato da pianeti e da satelliti che gli rotano intorno, come i pianeti e i satelliti del nostro sistema attorno al sole nostro, il quale, sapete che cos’è? Vi faccio ridere: nient’altro che una stella di media grandezza della Via Lattea. Ne volete un’idea? Trasportate nello spazio il nostro mondo — questo cosÌ detto sistema solare — a una distanza uguale... non dico molto — a poche migliaja di volte il suo diametro, cioè, alla distanza delle stelle più vicine. Orbene, il nostro gran sole sapete a che cosa sarebbe ridotto rispetto a noi? Alle proporzioni d’un puntino luminoso, alle proporzioni di una stella di quinta o sesta grandezza: non sarebbe più, insomma, che una stellina in mezzo alle altre stelle. [...]
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Pensare... pensare che la stella Alfa della costellazione del Centauro, vale a dire la stella più vicina a questo nostro cece, alias il signor pianetino Terra, dista da noi trentatré miliardi e quattrocento milioni di chilometri! Pensare che la luce, la quale, se non lo sapete, cammina con la piccolissima velocità di circa duecento novantotto mila e cinquecento chilometri al minuto secondo (dico secondo), non può giungere a noi da quel mondo prossimo che dopo tre anni e cinque mesi — l’età cioè del nostro buon Franceschino che sta a sfruconarsi il naso col dito, e non mi piace... Pensare che la Capra dista da noi seicentosessantatré miliardi di chilometri, e che la sua luce, prima d’arrivare a noi, con quel po’ po’ di velocità che v’ho detto, ci mette settant’anni e qualche mese, e, se si tien conto dei calcoli di certi astronomi,la luce emessa da alcuni remoti ammassi ci mette cinque milioni d’anni, come mi fate ridere, asini! L’uomo, questo verme che c’è e non c’è, l’uomo che, quando crede di ragionare, è per me il più stupido fra tutte le trecento mila specie animali che popolano il globo terraqueo, l’uomo ha il coraggio di dire: “Io ho inventato la ferrovia!”. E che cos’ la ferrovia? Non te la comparo con la velocità della luce, perché ti farei impazzire; ma in confronto allo stesso moto di questo cece Terra che cos’è? Ventinove chilometri, a buon conto, ogni minuto secondo; hai dunque inventato il lumacone, la tartaruga, la bestia che sei! E questo medesimo animale uomo pretende di dare un dio, il suo Dio a tutto l’Universo!
Luigi Pirandello, Pallottoline!
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(2008). Postfazione. In: Il senso e la narrazione. I blu. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-0779-6_4
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