Estratto
Per prima cosa c’era il vento. Non proprio un vento forte, ma nemmeno una brezza leggera. Era una serata ben ventilata, con raffiche rumorose e ostili, e una temperatura che sfiorava lo zero. II gelo sulla faccia, l’umidità pungente sotto le narici, le labbra screpolate, le gote irritate. Tutte sensazioni fisiche che un corpo vivo prova e che Pierce provava su di sé mentre. Prossimo alla ringhiera del ponte Wheatstone rifletteva sulla possibilità, molto concreta a quel punto, non proprio di buttarsi, termine che egli stesso trovava infelice e inadeguato all’occasione, quanto piuttosto di disancorarsi dal mondo, congedarsi da quel, tutto considerato, mal assortito insieme di esseri annaspanti.
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Scarpa, F.M. (2007). L’invenzione del dottor Pierce. In: Tutti i numeri sono uguali a cinque. i blu. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-0712-3_10
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DOI: https://doi.org/10.1007/978-88-470-0712-3_10
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