Estratto
In questo capitolo getteremo le basi per la costruzione di un processo di osservazione alternativo a quello tradizionale, che come abbiamo più volte detto è centrato sull’individuazione di errori. Dato che questa osservazione è finalizzata all’intervento, l’idea che ci guida è quella di cambiamento. Ma chi deve cambiare cosa? In realtà quello che l’insegnante vuole è che l’allievo non ripeta certi errori, che impari ad affrontare e risolvere in modo efficace le situazioni problematiche che gli vengono proposte: in definitiva che l’allievo modifichi i propri comportamenti inadeguati (o meglio: quelli che l’insegnante ritiene inadeguati) in matematica. Quindi è all’allievo che si chiede di cambiare: ma se non lo coinvolgiamo attivamente in questo progetto che richiede tempo e fatica, il cambiamento non potrà avvenire in modo efficace e profondo, ed al più riusciremo ad ottenere da lui delle risposte diverse.
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References
È un termine che mi è stato suggerito dalla lettura di Mosconi e D’Urso (1973), i quali parlano invece dell’impressione di errore, cioè dell’esperienza psicologica di errore.
Per una riflessione più approfondita sulle scelte dei ‘bravi’ insegnanti rimando a Zan (2001).
Un’interpretazione alternativa interessante del fenomeno delle risposte a caso mi è stato suggerito da un’insegnante di scuola media: probabilmente alcuni allievi rispondono immediatamente, senza riflettere, perché cercano l’attenzione dell’insegnante. Questo è un altro caso in cui l’allievo non può percepire il fallimento in quanto, pur dando risposte scorrette, raggiunge il proprio scopo di ‘catturare’ l’attenzione dell’insegnante. Il fatto che questo fenomeno succeda più facilmente con insegnanti che hanno un buon rapporto con gli allievi, e che sdrammatizzano l’errore, mi sembra lo configuri come un ‘danno dei bravi insegnanti’ (v. Zan, 2001).
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(2007). I comportamenti fallimentari. In: Difficoltà in matematica. Convergenze. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-0584-6_5
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