Zusammenfassung
E’ un luogo comune critico di ogni storia letteraria latina la grande fortuna di cui l’opera di Ovidio gode presso la posterità immediata e in tutta la poesia d’età imperiale. Alla diffusione di questo concetto ormai acquisito e consolidato non corrisponde tuttavia un sistematico lavoro di analisi che verifichi nella concretezza dei singoli testi i modi, le forme, le funzioni della presenza di Ovidio: un rapido sguardo agli studi sul Fortleben di Ovidio ci conferma in quest’impressione, al punto che, sulla presenza di Ovidio in Stazio, forse il principale poeta d’età flavia e certo fra i più importanti del primo secolo, se si escludono poche asciutte pagine di B. Deipserl e di J.H. Mozley, non si conoscono altri lavori specifici2. Ciò che invece in primo luogo sarebbe opportuno non è tanto allestire un regesto, magari aggiomato e arricchito, di generici ‘riecheggiamenti’ o ‘reminiscenze’ ovidiane negli autori d’età imperiale, quanto cercare piuttosto di distinguere in maniera più netta di come in genere avvenga le funzioni dei vari tipi di rapporto fra i testi ovidiani e quelli che ad essi si richiamano o su di essi si modellano.
Il presente lavoro coincide in parte con quanto ho scritto in una Introduzione all’Achilleide di Stazio premessa alla traduzione che ho curato per la Biblioteca Universale Rizzoli, e attualmente in corso di stampa.
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Rosati, G. (1994). Momenti e forme della fortuna antica di Ovidio. In: Picone, M., Zimmermann, B. (eds) Ovidius redivivus. J.B. Metzler, Stuttgart. https://doi.org/10.1007/978-3-476-04215-6_3
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Publisher Name: J.B. Metzler, Stuttgart
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