Una signora di 80 anni era stata trattata chirurgicamente nel 2013 per un adenocarcinoma polmonare moderatamente differenziato di tipo misto, infiltrante lo stroma, adiacente al quale si rilevava la presenza di un focolaio distinto riferibile a tumorlet di 1,5 mm di diametro, positivo alla colorazione per CD56, negativo per Sinaptofisina, CD7, TTF1, di cui veniva confermata la natura neuroendocrina. Circa tre anni dopo, nel luglio 2016, per insorgenza di calo del visus, diplopia e vomito, effettuava una RMN encefalo, che evidenziava una neoformazione solida evolutiva della sella turcica di 22 × 27 × 44 mm, che comprimeva e dislocava il chiasma ottico e il terzo ventricolo (Fig. 1a). Dati i sintomi visivi e l’idrocefalo, considerate le buone condizioni generali, veniva sottoposta a intervento chirurgico di asportazione trans-sfenoidale della lesione (Fig. 1b). Lo studio istologico e immunoistochimico evidenziava, in sede sellare intradurale, la presenza di tessuto tumorale di origine epiteliale, positivo alle colorazioni per CK AF1/AF3 e CK MNF116 (Fig. 2). Di tale lesione epiteliale, nonostante la negatività per TTF1 e Napsin A, veniva refertata la verosimile pertinenza metastatica polmonare, data la storia clinica della paziente.

Fig. 1
figure 1

Scansione sagittale RM T1-pesata, pre-neurochirurgia (\(\mathbf{a}\)) e post-neurochirurgia (\(\mathbf{b}\))

Fig. 2
figure 2

Positività del tessuto patologico sellare alla colorazione per CK

Ai successivi controlli postoperatori la paziente lamentava cefalea, offuscamento del visus, mentre le RMN evidenziavano persistenza e successivo aumento dimensionale della lesione residua fino a 20 × 26 × 40 mm, con compressione del chiasma ottico.

Pertanto, la paziente veniva sottoposta a radioterapia stereotassica frazionata per una dose totale di 25 Gy, con sostanziale stabilità del tessuto patologico ai controlli RMN, fino all’exitus avvenuto a gennaio 2018.

Questo caso di metastasi ipofisaria isolata evidenzia come il trattamento multimodale sembra essere l’approccio preferibile per garantire la stabilità di lesioni dal comportamento aggressivo, attraverso una combinazione di debulking neurochirurgico e radioterapia [1, 2].