Riassunto
Evidenze epidemiologiche dimostrano l’esistenza di un’associazione indipendente tra diabete e patologia aterosclerotica. Tra i fattori di rischio cardiovascolare nei pazienti con diabete, la dislipidemia svolge un ruolo di primo piano. La dislipidemia è un’alterazione del metabolismo delle lipoproteine plasmatiche che, nel diabete di tipo 2, si presenta con aumentati livelli di lipoproteine ricche in trigliceridi (VLDL), di colesterolo LDL (particelle piccole e dense) e da ridotti livelli di colesterolo HDL. L’insulino-resistenza che caratterizza il diabete di tipo 2 è il principale responsabile dell’alterato catabolismo dei lipidi assunti con la dieta e del loro prolungato tempo di permanenza in circolo. Nei soggetti con diabete di tipo 2 è ridotta l’attività della lipasi lipoproteica, che è il principale enzima coinvolto nel catabolismo delle lipoproteine ricche in trigliceridi. In questi soggetti inoltre, si ha una mancata inibizione della sintesi a livello epatico delle lipoproteine endogene (VLDL). Nei soggetti con diabete di tipo 1 in buon controllo glicemico la dislipidemia si può manifestare con alterazioni di tipo qualitativo delle lipoproteine mentre i livelli plasmatici dei lipidi sono normali. Il trattamento della dislipidemia nel paziente diabetico prevede in primo luogo un approccio comportamentale. La riduzione del 5% del peso corporeo, associata ad incremento dell’attività motoria e ad un corretto regime dietetico possono prevenire il diabete di tipo 2 e la dislipidemia associata ad insulino-resistenza. Se le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti a correggere la dislipidemia, é necessario ricorrere alla terapia farmacologica. Nei pazienti con patologie cardiovascolari, la terapia farmacologica dovrebbe essere iniziata contemporaneamente alle modifiche dello stile di vita, a causa dell’elevato rischio di eventi cardiovascolari.
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Riccardi, G., Minerva, V. La dislipidemia nel paziente diabetico. L’Endocrinologo 7, 23–31 (2006). https://doi.org/10.1007/BF03345944
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