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Relazione delle osservazioni fatte in Spagna durante l’ecclisse totale del 18 Luglio 1860

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Il Nuovo Cimento (1855-1868)

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Literatur

  1. Per la determinazione accurate del tempo gli astronomi spagnuoli avevano portalo seco un magnifico strumento de’passaggi portatile di Repsold, due cronometri di Dent, un pendolo pure di Dent, un sestante coll’orizzonte arteficiale, un contatore a secondi che mediante un meccanismo semplicissimo da me aggiuntovi segnava i secondi su di una lista di carta di un telegrafo di Morse, e con un altro piccolo accessorio dava l’istante della osservazione. Due barometri uno de’ quali fu lasciato a Castellon per confronto delle altezze; una serie completa di termometri di diverse qualità per le osservazioni meteorologiche, e un anemometro di Robinson per la velocità del vento. Avevano comprato espressamente per questa occasione due èquatoriali di Steinheil di 122mm di apertura, e uno di questi era stato portato al Moncayo dal sig. Novella, l’altro era con noi. Il sig. Avv. Antonio Rodriguez de Cepeda ci favorì un piccolo strumento dei passaggi a prisma che servi al sig. Barreda per studiare lo spettro solare, e portò per sè un bel cannocchiale di Lerebours di 93mm di pertura al quale io applicai uno degli oculari di Cauchoix per dargli campo più ampio da studiare il complesso de’fenomeni della corona e delle protuberanze simultaneamente.

  2. L’offuscante graduato qui indicato è formato di una lastra di vetro scuro, di tinta che dicono neutrate, ma molto tendente al blen, che è larga 23 millimetri, e lunga 80, la sua spessezza da un capo all’altro varia da 1 a 2,75 ed è acromatizzata con un vetro bianco per distruggere la sua azione dispersiva. Questo vetro ha il vantaggio di poter dar la luce conveniente alla parte del sole che si studia, che deve esser diversa secondo gli oggetti e di più non è sì facile a rompersi pel calore come gli altri, potendosi muovere a mano facilmente. I molti vetri neri di cui erano provvisti gli altri, quasi tutti si ruppero ad eccezione di questi. Le due lastre erano insieme unite con mastice, ma così spesso si corre pericolo che il calore lo fonda e guasti: onde meglio è lasciarle senza incollarle, avendo però riguardo di non prendere abbaglio dalle riflessioni sulle facce prismatiche.

  3. Le flamme osservate nel 1842 non furono che 3 o 4, più se ne osservarono nel 1851 in cui si era più preparato, e M. Mathieu ed altri videro decisamente un arco circolare intero di prominenze rosee. Che molti di questi fenomeni siano loro facilmente sfuggiti si capisce dall’esser allora gli osservatori intenti a contare il tempo, e fissi coll’occhio in un punto solo.

  4. La curiosa teoria del sig. Thomson vorrebbe che il calor solare fosse mantenuto da meteore cadenti sul sole per lo lavoro meccanico esercitato nel loro urto. Quindi si era raccomandata tale ricerca, ma nulla si vide lassù dai nostri circostanti. Il sig. Letamendi Prof. di anatomia a Barcellona, che si era recato a Perillon mi assicurò essere stati veduti due globi di fuoco, come stelle cadenti andare verso il sole. L’importanza dell’osservazione merita più dettagli. L’esistenza del pianeta intramercuriale tanto cercato invano, pare ora poco sicura.

  5. Le isole Columbrets furono viste in luce mentre noi eravamo nell’oscurità. Per intendere poi quello che qui si dice è da richiamare ciò che è stato dimostrato dal sig. Biot (Comptes Rendus tom. xxxix. pag. 825). Esso ha provato, che un raggio luminoso che arriva all’occhio per una traiettoria orizzontale è entrato nella nostra atmosfera in un punto la cui verticale sul globo terrestre dista 7°30′ da quella dell’osservatore (contati dal centro della terra): e che se questo raggio percorre una linea inclinata all’ orizzonte di 10°, esso è entrato ad una distanza di 2°19′. Ora il raggio della sezione del cono dell’ ombra lunare sulla superficie terrestre per chi era nel centro non era che di due gradi circa: donde si scorge che da almeno 10° di altezza in giù la massima parte della atmosfera terrestre visibile dall’ osservatore era illuminata parzialmente dal sole. Quindi si spiega il chiarore che allora si vedeva al basso tutto intorno, e la luce diffusa da questa massa d’aria, che non è poca, ed il suo color giallastro proprio de’raggi trasmessi a traverso di essa: e mi ricordo che l’ orizzonte mi parve più scuro dal lato donde veniva l’ ombra poco prima della totalità che nol vidi durante essa. Si spiega anche come presso al sole ecclissato, malgrado la luce della corona siansi potute vedere le stelle Castore e Polluce, e non siansi potute vedere nè Sirio, nè la Lira, che sono assai più lucide, ma che stavano da esso più distanti. Per facilitare la visibilità delle stelle io aveva fatto copiare la carta di Maedler, traforandola al luogo proprio di ciascuna delle principali. Le mie osservazioni della polarizzazione sono assai iucomplete, ma mi mostrarono che la luce più vicina della corona non è molto polarizzata e che la polarizzazione cresce colla distanza dall’orlo lunare. Sfortunatamente queste osservazioni, non sono facili per chi non ha gran pratica. So che taluno giudicò la corona perfettamente polarizzata perchè guardandola attraversodue tormaline, e girandoneuna la vide sparire! La distrazione e la sorpresa di quel momento potè dar luogo a questo equivoco, e perciò bisogna stare assai in guardia in questa materia e sapere i fatti con molti dettagli.

  6. La piccolezza delle matrici non permette di determinare la forma precisa che di poche protuberanze; le grandezze però possono abbastanza bene determinarsi, e gli angoli possono aversi dentro un grado: qui dò quelli ottenuti dalla prima e dall’ ultima fotografia, dalle quali è manifesto il moto del centro della luna. Gli angoli sono presi sulle positive tirate in parte dall’Est pel Nord (apparente) all’Ovest ec. e quindi le figure sono rovesciate. Lo zero si è preso pariendo dall’ ombra del filo teso nella camera oscura e messo quanto si potè secondo il moto diurno, e che non fu mosso durante le cinque prove. Prima 78°4; 88°; 113; da 135° a 148° arco lucido; 212; 242* Ultima 10°; 40; 76*; 248*; 290; 300; a 350° ec. arco luc. Angoli micrometri 39°; 75°; 116; 211; 353; 310. Le contrassegnate coll’asterisco sono le identiche nelle due prove, nelle quali l’angolo trovasi cambiato. La quantità e la direzione del cambiamento corrisponde colla posizione delle prominenze relativamente al moto della luna, e perciò la variazione è in senso opposto nelle due protuberanze. Non pretendo che le figure di tutte le flamme date nella tavola siano esattissime, ed ho qualche dubbio se la nuvoletta fosse un poco più bassa, ma la forma delle due date più in grande a lato della figura, sono abbastanza precise. Devesi avvertire che nella stessa tavola posta in fine la corona è indicata come vedevasi ad occhio nudo, mentre le prominenze sono come si vedevano nel cannocchiale e quindi per cercare le relazioni fra le protuberanze e la corona quelle devonsi imaginare rovesciate. Inoltre per far vedere simultaneamente tutte le protuberanze ho tenuto il diametro della luna nera più piccola del vero: per imitare le fasi tutte sulla figura, basta far camminare un disco di carta nera più grande di un millimetro e mezzo di quello tracciato sulla figura in direzione inclinata di 30° all’ orizzontale della figura stessa.

  7. La notabile differenza che ha il diametro solare vero da quello che noi vediamo, costretti come siamo a servirci di vetri molto foschi per osservarlo, è una cosa di somma importanza nell’astronomia esatta e nel calcolo dell’ ecclissi. Una diversa forza visiva e più il color del vetro può dare una differenza sensibile. Per assicurarmi di ciò ho fatto uso di un piccolo eliometro di Dollond e messe le due immagini perfettamente al contatto servendomi di un vetro rosso, al sostituire il vetro bleu neutrale appariva una distanza sensibilissima che da moite riprove trovai essere 1.85. Non credo essere eiò mero effetto dovuto alla minor refrangibilità de’raggi rossi, giacchè quel vetro losco ne lascia passare assai anche di questi. Io sospetto che sia effetto del colore dell’ orlo solare che essendo rosato passa in più copia pel primo che pel secondo vetro: ad ogni modo tale diversità merita di essere studiata con più precisione e dettaglio.

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Secchi, P.A. Relazione delle osservazioni fatte in Spagna durante l’ecclisse totale del 18 Luglio 1860. Il Nuovo Cimento (1855-1868) 12, 147–169 (1860). https://doi.org/10.1007/BF02906338

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