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Sul calorico specifico della mellite

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Il Nuovo Cimento (1877-1894)

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Literatur

  1. Bartoli e Papasogli.Sintesi di vari composti organici per via elettrica—Nuovo Cimento, anni 1880–81–82–83, eGazzetta Chimica, anni 1881–82–83. Si veda anche la notaSul modo di formazione della mellite—Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, ad. del 2 Novembre 1882.

  2. Compara Klaproth,Dictionnaire de chimie, t. III, pag. 80, Parigi 1811. Gmelin,Kandbuch der chemie, (Organische chemie), Bd. V, s. 188 (Heidelberg 1852). Quivi sono riportate le analisi della mellite fatte da Wöhler e da Klaproth. Watt's,Dictionary of chemistry, vol. III, pag. 871. Quivi è confermato che, la mellite perde tutta l'acqua di cristallizzazione ad una temperatura vicina al punto di ebullizione dell'acido solforico. Compara anche Wurtz,Dictionnaire de chimie, t. II, pag. 355, e Rammelsberg,Handbuch der Krystallograpisch-Physikalische chemie, Bd. II, s. 65–66.

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  3. Il mellato alluminico puro, ottenuto artificialmente è bianchissimo. Nella mellite vi è sempre traccia di ossido di ferro come lo provano le analisi di Wöhler, di Klaproth e le nostre. È probabile che a queste traccie di ferro essa debba quel colore giallo di miele da cui origina il suo nome.

  4. Le misure furono fatte da Pfaff, Brewster, Schrauf, Des Cloizeaux, Vedi Rammelsberg,Handbuch der Krystallograpisch-Physikalischen chemie, Leipzig 1882, Bd. II, s. 65–66.

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  5. Annalen der physik und chemie, Bd. XVIII, pag. 421. 1883.

  6. Compara iDizionari del Gmelin, del Watt's ec. loco citato.

  7. Infatti 100 parti di C12Al2O12+18 H2O riducendosi a C12Al2O12+6 H2O perdono 30,21% di acqua.

  8. Prendendo per peso atomico dell'alluminio 27,5 che è quello comunemente accettato. Il Meyer dà invece 27,04 e il Clarke 27,01. Vedi Landolt e Börnstein,Physikalisch-chemische Tabellen; Berlin 1883, pag. 1.

  9. Neil Gmelin,Handbuch der chemie, Bd. V, s. 188 (Heidelberg 1852)

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  10. Cristalli trasparenti nettamente visibili al microscopio anche con piccolo ingradimento.

  11. Ricordiamo qui, quantunque sia inutile pei fisici, che il pregio principale del calorimetro Bunsen è la squisita sensibilità che permette di misurare quantità di calore che sarebbe impossibile apprezzare con qualunque altro metodo calorimetrico preciso. Così con uno dei calorimetri studiati dal Bunsen, bastava gettare nella campanella del calorimetro un pezzettino di ottone di quattro decigrammi scaldato a+37o per fare retrocedere l'indice di mercurio del calorimetro di ben 20 divisioni lunghe un millimetro ciascheduna. Un calorimetro contenente solamente 20 grammi di acqua a zero si sarebbe scaldato nelle stesse condizioni solo 8/100 di grado. È poi facile rendere dieci volte maggiore la sensibilità del calorimetro Bunsen, senza togliergli di precisione. Vedi Bunsen,Pogg. Ann. Bd. 141, s. 1.

  12. Bartoli,Atti della R. Acc. dei Lincei, vol. VIII, 1880 eNuovo Cimento, 3. serie, t. VIII pag. 5.

  13. Bunsen,Pogg. Ann. 1870, Bd. CXLI, s. 1.; eBibliothèque univ. de Genève, 1871, t. 40, pag. 25.

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  14. Ben s'intende che appena determinata col normale Baudin la temperatura iniziale della Mellite si rideterminava subito la posizione dello zero dello stesso termometro, come è indicato nelle memorie de sig. Nareck ec. (Travaux et Memoires du Bureau international des poids et mesures, Paris, Gauthier-Villars, 1881, pag. (D. 11). Compara anche J. M. Crafts,Mesure thermométriques (Bullettin de la Societé chimique de Paris 1883 eComptes Rendus, t. XCI, XCIV, XCV) nonchè J. Pernet Carl'sRepertorium, 1875, Bd. XI, s. 257.

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  15. Gli equivalenti in acqua della parte immersa dei termometri poteva determinarsi con tutta esattezza avendo il costruttore dietro nostra richiesta indicato il peso del mercurio, del bulbo e dell'asta. I valori presi come calorici specifici dell'ottone, del calorimetro e del vetro dei termometri, sono quelli che trovammo sperimentando precedentemente sullo stesso vetro e sullo stesso ottone fra i limiti di temperature zero e+35o.

  16. Le temperature T′ e Θ sono corrette per la porzione della colonna del termometro che non era immersa nel calorimetro o entro la stufa.

  17. L'essenza di trementina adoperata era da noi stata distillata frazionatamente su carbonato sodico anidro e cloruro calcico. Era jevogira. Aveva un punto di ebullizione costante presso a poco uguale a quello assegnato nei trattati alla essenza di trementina francese.

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Bartoli, A., Stracciati, E. Sul calorico specifico della mellite. Nuovo Cim 15, 5–18 (1884). https://doi.org/10.1007/BF02737223

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